Bologna, 8 e 9 Dicembre 2018; 16 Febbraio 2019; 19 Maggio 2019
Presentazione seminario condotto da Alessandro Franceschelli.
I seminari, ludici e aperti a tutti, permetteranno di esplorare le tecniche corporee utilizzate nel Contact Improvisation, con l’obiettivo di sviluppare strumenti che permettano di sviluppare una più grande sicurezza nell’improvvisazione.
Alterneremo esercizi a terra, esercizi con partner, soli, in gruppo, tecniche di rilassamento, esercizi per stimolare l’energia profonda del nostro hara, esercizi per l’uso dei piedi, corse e salti.
Parleremo di sensazioni, connessioni, riflessi, di orientazione e disorientazione, di gravità, allineamento, di centro e periferia, di energia. Di come dirigere la nostra attenzione per un uso cosciente del corpo, della sua struttura e della sua muscolatura. Di come inibire le prime reazioni dovute alla paura o all’abitudine, per limitare gli sforzi fisici e le possibilità di fare e di farsi male.
Grazie all’uso di un vocabolario specifico che appartiene al Contact Improvisation ed all’universo di tecniche somatiche che vi orbita attorno, potremo sperimentare movimenti molto lontani dal gesto quotidiano, come inversioni, spirali, compressioni, espansioni, scambi di peso.
Arriveremo ad imparare a cadere senza farci male, o ad accogliere un corpo in volo.
Il Contact Improvisation.
Il Contact Improvisation, abbreviato C.I. nasce negli Stati Uniti negli anni Settanta grazie al coreografo e danzatore statunitense Steve Paxton e ad un piccolo gruppo di danzatori tra cui Nancy Stark Smith, Daniel Lepkoff, Lisa Nelson.
Il punto di partenza è la relazione del corpo alla gravità, alla perdita di equilibrio, alla caduta; focuso del lavoro sono l’interazione tra due corpi in circostanze di equilibrio instabile e le informazioni che otteniamo dal contatto. Negli anni di pratica ed esplorazione, vengono sviluppati principi come “the rolling point of contact” (il punto di contatto che rotola), “the small dance” (la piccola danza), la spirale… ma il cuore del lavoro resta comunque una pratica dell’improvvisazione ed una continua ricerca di modi e qualità nell’interazione fisica ed energetica tra due o più corpi.
Il C.I. si sviluppa nel mondo intero ad opera di diverse persone, ballerini, movers ed appassionati, in modo completamente rizomatico e non lineare. Alcuni eventi di incontro e scambio tra i danzatori di tutto il mondo sono divenuti oggi un punto di riferimento per la pratica: tra gli altri, il Festival di Freiburg in Germania, Il Contact Camp in Italia, ECITE-European Contact Improvisation Teachers Exchange, che si svolge ogni anno in un differente paese europeo.
Tra i siti di riferimento, quello di Contact Quarterly: https://contactquarterly.com/.
L’insegnante.
Alessandro Franceschelli vive in Francia, dove lavora come coreografo e ballerino dal 2004. Scopre il Contact Improvisation grazie a Lisa Nelson, e da quell’incontro pratica, insegna e lascia che il C.I. appartenga alla sua vita di tutti i giorni.
Nel 2006 fonda a Marsiglia un gruppo di ricerca sul C.I. Che organizza workshop e spettacoli, ospitando tra gli altri: Jules Beckman, Mathilde Monfreux, Didier Silhol, Isabelle Uski, Urs Stauffer, ray Chung, Peter Aerni, Daniel Lepkoff e Julien Hamilton.
Dal 2011 al 2015 si dedica soprattutto alla scena, collabora con le compagnie Ilotopie, Port S. Louis e Passaros, Bourg en Bresse. Attualmente continua a lavorare come interprete e si dedica a progetti personali di danza contemporanea e performance. Fa parte del collettivo di insegnanti del Festival di Freiburg, collabora sia in Francia che in Svizzera con insegnanti e facilitatori che approfondiscono lo studio della didattica delle tecniche corporee mutuate dalla danza. Collabora con un maestro di Aikido ed una danzatrice, esplorando una pratica integrata tra danza ed arti marziali, DANCE DO. Studia e pratica Shiatsu, Tango Argentino, nella continua esplorazione di linguaggi che possano approfondire la sua esperienza di danzatore e la sua pratica di insegnamento, profondamente ispirate all’esperienza del contatto e della relazione.
Interrogato sul ruolo che il C.I. ha nella sua vita, risponde: “ Praticare C.I. è per me un mix di tecnica e poetica. Danzare C.I. significa aprire un canale con ciò che stimola i miei desideri. Il mio insegnamento è una miscela di ciò che sono e di ciò che amo. Un misto di intuizione ed esperienza”.
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