Il Nada Yoga, o Yoga del suono, è una pratica che si avvale con efficacia e scrupolosità del suono e della voce come risorse primarie per migliorare l’equilibrio psicofisico ed energetico della persona. Si tratta di un’antica tecnica indiana di musicoterapia, introdotta negli anni Settanta in Occidente da Wenu Mukunda (1929-2000), musicista, musicoterapeuta, suonatore di Vina, e studioso di musica classica indiana, che ha sistematizzato ed approfondito la teoria generale del suono, presente in alcuni testi classici indiani, tra cui Gandharva Veda, Upanishad, Naradiya Shiksha, Sangita Ratnakara, su basi matematiche e fisiche. Il principio fondamentale del Nada Yoga è quello della tonica, la frequenza-base, diversa per ciascuna persona, su cui vengono impostate tutte le tecniche che prevedono l’uso della voce e del canto elementare.
La parola sanscrita “nada” viene abitualmente tradotta con “suono”; la sua etimologia comprende in realtà contenuti più complessi che coinvolgono non solo il senso dell’udito ma anche, profondamente, il senso del tatto, comprendendo quindi nei suoi significati quello di consapevolezza corporea. Questo rende la pratica del suono intimamente connessa e complementare alla pratica corporea peculiare dell’ Hatha Yoga. Attraverso l’integrazione del lavoro sul corpo e sulla voce, migliora la qualità dell’ascolto, la consapevolezza del respiro, la consapevolezza corporea, la capacità di gestione dello stress e degli stati di affaticamento fisico e psichico.