Solitamente parliamo di yoga declinando la parola al singolare: “lo” yoga. In realtà, sia nel mondo antico, prima e dopo il testo classico Yoga Sūtra di Patañjali, sia nel mondo contemporaneo, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, il campo dell’esercizio yogico è contrassegnato dalla pluralità dei metodi, delle concezioni metafisiche di fondo e delle varianti.
Il confronto tra mondo antico e mondo contemporaneo ci aiuta a fare chiarezza sulla natura della pluralità in gioco e sulle differenti “grammatiche” alla base della ricerca di molteplici varianti. Se abbandoniamo l’idea di “un solo vero” yoga possiamo comprendere le motivazioni profonde dei molteplici approcci.
Il gruppo di insegnanti di Officina delle Trasformazioni proviene da percorsi di pratica e di formazione differenti. Curiose ed affascinate dai molteplici approcci dello yoga contemporaneo, ognuna seguendo le proprie inclinazioni e percorsi di vita, abbiamo approfondito alcuni degli stili di yoga che ci sono sembrati più interessanti. Tra questi, il metodo Iyengar, l’Asthanga Vinyasa e l’Anusara, il metodo Blitz, l’approccio non duale proposto da Eric Baret.
Ognuna di noi ha progressivamente integrato i propri percorsi di formazione in modo coerente elaborando approcci didattici personali in grado di proporre a classi anche molto eterogenee (per età e situazioni fisiche) una pratica accessibile a tutti ed efficace.
Pur nella specificità di approccio di ognuna di noi, condividiamo alcuni tratti essenziali.
Una grande attenzione al lavoro propriocettivo: la capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio, la relazione tra le parti del corpo, lo stato di contrazione della muscolatura ricorrendo agli input che provengono dal senso del tatto, dalla relazione col suolo e con la gravità, sganciandosi da una eccessiva dipendenza dal senso della vista.
Di centrale importanza l’attenzione al respiro e a come il respiro supporti la pratica corporea.
L’accompagnamento dell’allievo nell’ascolto di sé e delle sensazioni che emergono dalla pratica.
Nelle proposte, l’invito è sempre quello di accogliere e non combattere contro i propri limiti, in modo che la pratica sia sempre e comunque un’esperienza piacevole e gratificante, favorendo in questo modo un migliore apprendimento motorio.
Non viene mai proposto un obiettivo o una forma da raggiungere: è la pratica che si adegua alla singola persona, in un processo di esplorazione mai concluso.
Un obiettivo importante per noi è che si crei nel gruppo un clima di partecipazione e il senso di un percorso condiviso.
Per noi lo yoga non è performance, non richiede sforzo, non presuppone di essere sciolti o elastici, non si prefigge una forma ideale da raggiungere.
E’ un percorso che chiede attenzione, cura e dedizione.
I benefici della pratica si possono riscontrare su diversi piani.
Una pratica regolare contribuisce a migliorare il nostro generale stato di salute. Dal punto di vista fisico dona più flessibilità alla colonna vertebrale e alle articolazioni, rafforza la muscolatura, migliora l’equilibrio e la resistenza, rendendo più efficienti tutte le azioni della vita quotidiana e prevenendo i più comuni disagi legati alla sedentarietà dei più diffusi stili di vita contemporanei. Per gli stessi motivi, contribuisce a migliorare le performance di atleti e praticanti sportivi.
Dal punto di vista neurologico, migliora le funzioni cognitive: la capacità di attenzione, di apprendimento e la memoria.
Sul piano psicologico ed emotivo, contribuisce a ridurre lo stress e gli stati di affaticamento e a prevenire e a contenere gli stati d’ansia.
A partire dal corpo, una più profonda consapevolezza di sé migliora la qualità della nostra vita e delle nostre relazioni.